"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

30 giu 2015

CONFRONTI IMPOSSIBILI: I CANNIBAL CORPSE E MADRE TERESA - LA NECROPOZIONE


Che cos'è il Cannibal Corpse? No, non è uno zombie e nemmeno un vampiro...quelli sono i “non-morti”. Il cadavere (corpse) è morto, ma se esso mostra segni di vita, significa che è un “vivente-morto”, più che un "morto-vivente".


C'era una volta un cadavere spirituale...

Nietzsche (se sbaglio mi scuserete, ma al liceo arrivammo sì e no a Kant) descriveva una categoria umana di livorosi, o invidiosi, che si rodevano dentro per una loro mancata realizzazione. Per questo motivo tendevano a fondare o ad aderire a qualche ideologia-paravento del loro vuoto interiore, così da arginare, limitare e costringere gli altri dentro verità assolute ed aggressive, di fatto prive di costrutto. Oltre che essere prive di senso in maniera variabile, queste ideologie avevano un risultato comune: producevano e mantenevano dolore. I monoteismi, contrapposti ai politeismi, erano fondate sul dolore altrui. E le classi sacerdotali avevano il compito di gestirlo e smistarlo, oltre che di proteggerne i simulacri.

Queste ideologie erano ideologie “da schiavi”, non nel senso che si adattassero a gente materialmente povera, ma che erano religioni derivate da un bisogno di rivalsa contro qualcuno, come stato spirituale. La povertà spirituale fa nascere la fame cannibalica per le vite altrui. E' affetto da cannibalismo spirituale chi non è libero di essere se stesso, perché non ha consistenza, capacità, vocazione, o semplicemente fortuna, e tende a cercare la realizzazione distruggendo l'altro, consumandolo. E ne ama la sofferenza.

Questi “cadaveri spirituali” mordono, mangiano, avvelenano, si tengono in vita con il processo di disfacimento degli altri loro simili. Sono cadaveri cannibali, parassiti che succhiano la vita con il loro vuoto rampicante. Cannibal corpses. Non gli innocui menestrelli del disgusto (i Cannibal Corpse, appunto), ma ben altri figuri...

Una di loro così parlava di se stessa: “Nella mia anima sperimento proprio quella terribile sofferenza dell'assenza di Dio, che Dio non mi voglia, che Dio non sia Dio, che Dio non esista veramente”. Madre Teresa. Per colmare questo vuoto iniziò a nutrirsi della vita altrui, a livellare la differenza. Il dolore degli altri attenua quello dell'invidioso della vita. Chi dubita della vita è contento quando la vede disfarsi, quando la vede irrealizzata anche negli altri. Un altro esempio di questo genere di individui è il “nano” della canzone di De André, che per restituire al mondo l'umiliazione in cui era cresciuto, sceglie di divenire giudice e di condannare gli altri a morte, ma ironicamente senza mai arrivare ad avere una sua “statura” (“e di affidarli al boia, fu un piacere del tutto mio, prima di genuflettermi nell'ora dell'addio, non conoscendo affatto la statura di Dio”).

Nietzsche ad esempio sostiene, nell'inquadrare il personaggio di Socrate, che egli non era altro che un debole d'animo, il quale vedeva la vita come una malattia: da questo punto di vista derivò la sua teoria del mondo concettuale come sostanza perfetta di un mondo imperfetto. Platone fa dire a Socrate in punto di morte: “Io fui solo malato per lungo tempo”. Uno spirito malato, che si beava di distruggere gli idoli degli altri e di instillare in loro l'idea di imperfezione, pochezza, colpa, in questo elevandosi a loro vate.

Il “cadavere cannibale” trasforma in vita i brandelli degli altrui cadaveri : Eaten back to life, ma per farlo in grazia di Dio maschererà questo sotto le sembianze di un aiuto, un soccorso per i malati, per i sofferenti, per gli ultimi tra gli uomini. Sentite quando il “cadavere cannibale” brama il dolore (degli altri), come miele spirituale: "(Signore) Ti ho trovato nella gioia, dove ti cerco e spesso ti trovo. Ma sempre ti trovo nella sofferenza. La sofferenza è come il rintocco della campana che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza della sofferenza degli altri. Ti ho visto nella sublime accettazione e nell'inspiegabile gioia di coloro la cui vita è tormetata dal dolore".

Quale miglior tempio al Signore di un tempio che coltivi la sofferenza, per coltivare il ruolo di chi l'accompagna verso la morte? Un ospedale di gente che non guarisce. Una cura per sostenere il dolore, che non va eliminato dalla vita, ma considerato come "terribilmente grande", sublime se accettato. Il cadevere cannibale non dà dolore, lo raccoglie e lo consuma. Un "algofago".

Nella “casa del moribondo” di Madre Teresa c'era posto per tutti, anche perché i posti si liberavano in fretta. Morivano tutti. Ma a nessuno era negata l'acqua del Gange: un tocco di igiene che in un ospedale fa sempre il suo porco effetto. Una finezza era quella del battesimo a tradimento dei malati moribondi e privi di conoscenza con l'acqua del Gange. Letteralmente un colpo di grazia.

Negli ospedali del dolore di Madre Teresa il dolore non era il nemico da debellare, ma l'oggetto di culto. Aumentava il suo legame con Dio, colmava il suo vuoto spirituale. La diagnosi medica era malvista ed anche la prognosi: malati guaribili ed inguaribili erano mescolati e assolutamente non distinti, perché l'ospedale della carità non si occupava di cure, ma di accompagnare il malato verso la morte “secondo” la via del dolore. I malati stavano lì, ammassati, sistemati magari, “assistiti” e sottratti alle cure.

Non era la prima volta per i Cannibal Corpse. Anche la copertina di “Butchered at Birth” subì lo stesso destino. Era una macelleria di feti “partoriti” chirugicamente ad opera di due cadaveri-cannibali intenti allo smembramento di una donna gravida. Del resto c'è modo e modo. Madre Teresa ad esempio faceva le cose più indirettamente: predicava il sesso non protetto e naturalmente il rifiuto dell'aborto; così facendo la mortalità neonatale impennava, oltre alle malattie congenite. Con questi presupposti era tutta una “fioritura” di dolori appena nati nella casa del moribondo. La copertina di Madre Teresa non fu mai censurata, anzi. E' che il mondo si scandalizza in maniera paradossale e aveva ragione Barnes a stupirsi che in Germania non può cantare “Nato in una bara”, ma invece passi pure “Smembrato e molestato”. Barnes forse non coglie il fatto che chi invece faceva ancora peggio (per esempio lasciava incancrenire le piaghe), oltre a poterlo fare, era insignito del premio Nobel (che ricordiamo è il premio intitolato all'inventore della dinamite), come fu Madre Teresa.

Nella casa del moribondo la specialità era l'inoculazione di malattie, ottima per creare dolore in chi non ce l'ha. Basta riutilizzare siringhe infette, così, per risparmiare, e per trasportare batteri da corpo a corpo, con il risultato che, se magari non ti uccide il batterio per cui sei entrato, ci pensa quello che ti hanno inoculato mentre ti assistevano. Per iniettarti poi cosa? Perché antibiotici manco a parlarne: Madre Teresa era contraria. Cosa usciva quindi dalla casa del moribondo, come “scolo” di tutte queste sofferenze? La necropozione:Dai resti dei morti si estrae una necro-pozione/ da assumere quotidianamente come rito: bere i resti dei morti”. Questo l'avrà detto Madre Teresa o è una frase dei Cannibal Corpse? Come vedete diventa già difficile distinguere...

Quindi si potrebbe dire che non c'era differenza tra i dischi dei Cannibal e la casa del moribondo, tranne una. Che quelli sono dischi, che la sofferenza di quei dischi è sopra le righe e quella della casa del moribondo è sotto le coperte e le pezze. Non che lavare con acqua putrida le ferite buttando via gli antibiotici sia meno rivoltante, ma quando uno indica la luna, lo sciocco guarda il dito. E infatti le masse guardavano le dita caritatevoli che carezzavano i malati e non l'oscenità che ci stava intorno. L'incantesimo fu rotto da un siparietto di tragicomicità, quando Madre Teresa si fece riprendere mentre consolava, a modo suo, un malato terminale:
"- Senti molto male?
- Sì, Madre
- Devi essere contento. E' Gesù che ti sta baciando...
 - E allora... digli di smetterla”.

Fa più ribrezzo questo bacio o quello sulla copertina di “Tomb of the Mutilated”, dove almeno è un atto compiuto fra cadaveri? Eppure i veri baci sono quelli che fanno male. Diceva Teresa: "Il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno...Solo allora si ama sinceramente". E ancora: "Ho scoperto un paradosso, che se ami finchè ti fa male, poi non esiste più il dolore, ma solo più amore". A me sembra più o meno lo stesso messaggio di "I Cum Blood" o di "Entrails Ripped from a Virgin's Cunt". Ed anche il cannibale di Milwaukee aveva idee simili...Che poi scriveva frasi sull'amore, sulla carità, ma poi ogni tanto qualche agghiacciante aforisma gli sfuggiva, spulciate pure e ne troverete altri...

L'unico periodo in cui il tasso di mortalità dell'ospedale subì una flessione fu forse durante la seconda guerra mondiale, quando il convento fu requisito e adibito a ospedale militare dall'esercito britannico. Ammazzavano meno le bombe delle preghiere. Forse l'unico momento in cui Radio Maria ha effettivamente smosso qualcosa in positivo nelle coscienze degli ascoltatori è stato il 23 Gennaio 2013, quando alle 13.30 la tramissione “A pranzo col corpo di Cristo” è stata interrotta per sbaglio da “Hammer Smashed Face”, che il tecnico ha azionato per sbaglio dalla sua chiavetta usb.


Le frattaglie sono meno indigeste di pane santo inzuppato nel dolore. E fanno meno male agli altri.

a Cura del Dottore