"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

16 lug 2015

RECENSIONE: DIMMU BORGIR "ABRAHADABRA"


La forza evocativa del Black Metal sinfonico può ancora esistere nel 2010, dopo tanta acqua (nera e diabolica) passata sotto i ponti? Sono scettico quando acquisto "Abrahadabra" eppure, come per magia, si materializza un buon disco alle mie orecchie.

Dopo qualche mezzo passo falso, Shagrath & soci pescano dal mazzo le carte giuste e, anche se sono formalmente rimasti in tre, realizzano un disco piacevole. Tanti saluti a Vortex e Mustis, ma anche ai vari batteristi che si erano susseguiti e queste turbolenze danno un assetto più funzionale al gruppo. Come se sentissero la pressione di non dover sbagliare niente e, stupendo anche me, questa volta ci riescono oltre le loro solite ruffianerie artefatte.

Sono molto critico a prescindere con il mondo sinfonico Black, ma a maggior ragione devo confessare che ne sono segretamente innamorato e perciò, quando le caselle vanno al posto giusto, non posso che cedere. 
Prendiamo un particolare: quante volte ad esempio ho ascoltato con indifferenza le introduzioni sinfoniche di due minuti agli album Black metal? Qui invece già da "Xibir" mi corre una certa inquietudine lungo la schiena, tanto che al termine del solito intro mi scopro ben disposto e ci pensa "Born Treacherous" a farmi storcere il naso con il suo incipit fuori luogo. Come cazzo si fa ad iniziare un disco così?
Devo telefonare a Shagrath e chiederlo:
- "Pronto è Casa Shagrath-Fulton?"
- "Sì, sono la cameriera dell'Oscurità chi parla?"
- "Eh la cameriera di che?! Mi può passare Shagrath cortesemente?"
- "Un attimo sento se il Signore delle Oscurità è ad una seduta spiritica o alla sfilata della Collezione Autunno-Inverno di Prada. Può attendere?" 
- "Mamma mia, certo ehm certo attendo..."
Inizia la colonna sonora di Profondo Rosso come intervallo nell'attesa...
- "Halo è il Signore delle Oscurità Malefiche che parla, chi disturba la Misantropica Quiete?"
- "Signor Shagrath è la redazione di Metal Mirror, posso farle una domanda?"
- "Visto che la congiunzione astrale dei pianeti si allinea ad Est disegnando una costellazione a cinque punte con un caprone al suo interno, ha facoltà di parola..."
- "Una curiosità: perché in un disco di buon livello come Abrahadabra avete scelto una partenza così scialba, pochi secondi che rovinano il pathos creato dal buon intro sinfonico?"
- "Vede quando compongo io parlo con le Presenze del Mondo Apocalittico dove le Streghe comandano la mia mano e la mia voce... ma mi scusi... cosa è questo animaletto in terra?! Un ragno! O Santo Iddio un ragnooooooooo!!!! Aiutoooo....."
- "Pronto... Pronto... ma per un minuscolo ragnetto mi scusi, non era il Signore delle Oscurità?"
La cornetta oscilla come un pendolo, ma Shagrath è già chiuso nel cesso sopra al bidet che chiama i pompieri. Ci terremo il dubbio per sempre.

In verità tutte le canzoni della prima parte sono però di qualità, veloci ed evocative come devono fare Shagrath & soci, ma c'è qualcosa in più. Affiatamento, sinfonie, atmosfere malefiche risultano azzeccate. 

Dimmu Borgir sono come quel ginnasta che prova e riprova da anni il vecchio numero che gli valse la medaglia d'oro alle Olimpiadi, ma fatica pur allenandosi bene; ci prova e riprova fino a quando un giorno, da solo in palestra come per magia "Abrahadabra", ci riesce e completa il suo vecchio esercizio alla perfezione! 
Stessa cosa accade ai norvegesi che scrivono pezzi come "Gateways" o "Dimmu Borgir" (che tristezza arrivare al nono album intitolando così una canzone! nda) che sono tra le migliori cose della band. Aggiungete a questo alcuni passaggi stupendi vecchio stile come la parte iniziale di "Ritualist" o la presenza azzeccata degli ospiti, basti citare Sua Maestà Garm in "Ending And Continuations" e il gioco è fatto!
Non mancano per niente gli inserti con voce pulita di Vortex, soprattutto perché ultimamente erano diventati sempre uguali e prevedibili (vedi "In Sorte Diaboli" ad esempio) e, nonostante alcuni passaggi a vuoto nella seconda parte, questo è uno dei migliori esempi di Black metal sinfonico 2.0 (sempre che ce ne sia ancora bisogno s'intende).

Una consueta notazione sul packaging dei Dimmu Borgir, spesso re del cattivo gusto come pochi, ma in questo caso realizzano un cofanetto che (a parte la difficoltà nell'apertura) contiene alcune immagini evocative e foto meno ridicole del solito.

In conclusione sono quasi preoccupato perché ci sono andate bene troppe cose in questo disco, dai prossimi temo un ritorno del vecchio Pacchianesimo Borgiriano, ma intanto godiamoci questa magia... "Abrahadabra"!

Voto: 7/8

Canzone top: "Gateways"
Momento top: la parte iniziale di "Ritualist"
Canzone flop: "The Demiurge Molecule"
Dati: 11 canzoni 54 minuti
Anno: 2010
Etichetta: Nuclear Blast