"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

7 apr 2016

COSÌ UGUALI, COSÌ DIVERSI: LA STRANA RELAZIONE TRA LOU REED E STEPHEN O'MALLEY


Perché Stephen O'Malley ha costruito una carriera sulle convulsioni estreme del Nulla elettrico? Ha scelto di spingere agli estremi le intuizioni dei Velvet Underground, dotando il tutto di un appiattimento sonoro dietro enormi amplificatori. Eppure qualcosa ancora non mi quadra, ma l'inedito confronto tra Lou Reed e il leader dei Sunn O))) si arricchisce di un secondo capitolo dopo l'analisi del loro potere curativo di qualche mese fa.

A dirla tutta i Velvet Underground sono emersi da una delle molteplici ali imprenditoriali di Andy Warhol che, nella nostra cultura, è riuscito a realizzare più di chiunque altro professava di cambiare il pianeta. Warhol lo ha realmente cambiato in ambito culturale ed a lui, se mi date il beneficio della proprietà transitiva, si deve anche la nascita dei Sunn O))).

Lou Reed ha soprattutto imparato da Warhol ad essere un personaggio di successo vendendo le proprie bizzarrie a un pubblico affamato di stranezze (leggi "Metal Machine Music" nda) e, a distanza di anni, Stephen ha osservato e recepito questo percorso. Si è reso conto che i Velvet Underground stavano agli anni Sessanta come i suoi Sunn O))) al metal intero e ci ha creduto!
O'Malley ha capito che doveva costruire mattone su mattone un muro con la propria distorta vulnerabilità, perché deboli sono le sue idee, ma se miscelate con i concetti warholiani potevano avere un grande effetto, anzi un EffettO)))

In fondo Stephen e Lou sono due talenti sprecati: si limitano a vendere nichilismo a generazioni che non hanno l'energia per suicidarsi, ma forse avrebbero potuto darci molto di più. Lou Reed ha sdoganato l'eroina, l'omosessualità e conferito dignità al rock; O'Malley ha trasformato le sue distorsioni in uno scherzo me(n)tal che ha attirato i maniaci dell'estremo.
Credo infatti che prima di riascoltare alcuni suoi pezzi O'Malley preferisca vedere una mostra, visitare un museo o andare a teatro. La mia sensazione è che l'uomo sinistro che si nasconde sotto il cappuccio sia un intellettuale con la tremarella, con il timore che qualcuno lo scopra; smascheri i suoi tappi alle orecchie, l'amore per l'arte, il suo non riuscire a suonare, cantare o avere una porzione di idee da mettere ancora nel contenitore dei Sunn O))).
Lo seguo con piacere su internet, ma la sua pagina Twitter ad esempio è piena di quadri e sculture contemporanee, foto d'autore, proprio come Andy Warhol insegnava.

Negli anni Sessanta il mito della distruzione è stato incarnato da Lou Reed e la ricerca di nuove droghe ad esempio lo aveva quasi trasformato in un insetto, ma rappresentava comunque di più dello slogan "Hope I die before I get old", perché tutti volevano emulare il tossico con quella eleganza unica della rockstarStephen O'Malley ha avuto invece il buonsenso di capire che il concetto di distruzione e decadenza nel metal era mutato nel XX secolo e, senza timore di essere deriso, ha messo i panni di un clown dell'abisso. Chiunque è in grado di fare il maledetto, ma in pochi ne fanno parodia privandola del fascino iniziale per dargliene uno nuovo.
Forse stiamo attribuendo troppi meriti a Lou e Stephen, ma sono convinto che entrambi sono stati consapevoli di questa missione e buona parte del successo e dell'aura di mistero è dovuta proprio a questo.

In questi giorni O'Malley ha ritwittato e commentato alcuni nostri articoli, non nascondo di essere lusingato che un personaggio così ci segua, però Stephen è furbo e sa che sarebbe nessuno senza noi sfigati dell'etere e come un cane fa finta di essere triste e bastonato per avere il cibo, così Stephen indossa il suo cappuccio e ci contagia con la sua poetica che fu peraltro anche quella di Lou:

"Don't wanna be a Hero
Just wanna be a zero"