"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

31 gen 2017

12 MESI DI METAL - NOVEMBRE / JANUARY TUNES - LA RESURREZIONE LIQUIDA



La musica dei Novembre fu contemporaneamente una conferma e una speranza. Come in un eterno ritorno, lo spirito del metal italiano si rivelava nuovamente. Mai completamente compiuto e inquadrato, ma così potentemente naturale. Non richiesto, non preannunciato, non gratuito.

Lo spirito del metal italiano era l'acqua che lambiva le vecchie barche logore nella copertina del disco d'esordio, così come la pioggia che batteva la piazza di "Arte 900".

Cos'è la pioggia nel ciclo dell'acqua ? E' il principio vitale. Anche se nell'immaginario più diretto la
pioggia richiama la morte, il pianto, il funerale, essa è in realtà la vita che dai cieli è regalata alla terra. Quel reagente essenziale che insieme alla terra darà inizio alle forme viventi. E con la pioggia inizia l'anno, "January Tunes", le note di Gennaio. Il disco precedente, dedicato all'Autunno, ci lasciava lo spasimo di una vitalità che languiva, tra ricordo e desiderio. Il flusso della vita prosegue con una fase invernale, in cui la celebrazione della morte e della più fredda assenza stridono con la vita in un effetto grottesco (il carnevale). Mentre la morte si compie, la pioggia ne semina di nuova, per adesso invisibile.
E in questo contesto che la voce di Carmelo Orlando scorre e fluttua sulla superficie, cantilenante, a tratti dissonante, ma mai disallineata. Le linee vocali danno l'impressione di essere sballottate dai rivoli, dagli spruzzi e dalle ondate gelide. Tutti i movimenti dell'acqua sono ben resi dal vagabondare vocale di "Arte 900", monotono in quanto “elementale”, ma anche inquieto e oscillante, qualità liquide.

La scelta vocale fa parte di quel filone di voci lamentose che sono dai più percepite come cacofoniche, o stonate, ma che seguono invece una linea di tipo espressionistico. Laddove la modulazione attesa della voce, “eufonica”, si muove per procedere in una illustrazione della realtà, secondo una regola e una maniera, la voce espressionista è un filtro deformante, che lascia entrare la realtà soltanto in una chiave emotiva predefinita. Il cosiddetto filtro “olotimico”, cioè allineato con un umore totalizzante e irrigidito. Il viola è il colore prescelto in "Arte 900", e la realtà è filtrata in sfumature di viola. La voce di Carmelo è la traduzione sonora di questo colore.

Gli esempi di espressionismo vocale sono diversi nella tradizione Italiana. Tenco per esempio, seppur ancora facendo a pugni con il bel canto, tentava di svisare, prolungando vocali e mantenendo tonalità in maniera irrigidità, irrealmente prolungata, inebetita, con l'effetto di porre la sua visione dell'amore sopra la descrizione dell'amore stesso, anziché il contrario. Cantare “mi sono innamorato di te, perché non avevo niente da fare” richiede la voce dissonante di Tenco. Se provate a sentirne le versioni “corrette” e armonizzate, la canzone diventa incomprensibile, è una cartolina illustrata come tante: è con la voce viola di Tenco che diventa un “Urlo di Munch" dell'amore.

Nel metal le voci stralunate, con quell'effetto di fissità irreale, di tono in ritardo, fuori fase, sono presenti dall'inizio, Ozzy su tutti. Lo stilema diventa una presenza quasi fissa nel doom, e per capire meglio la vocalità dei Novembre, al di là dei riferimenti darkwave, internamente al metal si potrebbe invece citare i Confessor, o i primissimi Cathedral con Lee Dorrian.

La voce di Carmelo emerge come il frutto della pioggia, il primo frutto della pioggia, ancora sfigurato dal dolore che ha accompagnato la morte autunnale. Quella voce lava via la scoria, si porta dietro e fa confluire il carico dei dolori verso fogne, laghi, fiumi, mari.

La pioggia è il sangue del mondo. Chi ha visto "Hellraiser" (1987) di C. Barker, si ricorderà come la trovata del film sia la capacità del sangue di richiamare la vita dal nulla. Una goccia versata per sbaglio intride la terra (anche lo spessore di un muro di legno) per riportar fuori la vita che vi è rimasta attaccata, latente. Goccia dopo goccia (e vittima dopo vittima), il corpo del vizioso Frank riprende forma, strato dopo strato, dalle ossa alla pelle, e chiederà poi altro sangue per ubriacarsi di vita.

Nei Novembre è la pioggia a svolgere questa funzione, mentre intanto si consuma il rito di passaggio del funerale. Lo stesso carnevale, paradossalmente, non è la celebrazione degli eccessi fine a se stessa, ma piuttosto una consumazione rapida e totale della vita in previsione di un tempo di magra, che poi non ci sarà. Seguirà la Primavera, che il Carnevale anticipa, proprio quando l'uomo ha perso le speranze. Celebra il carnevale, dopo fa penitenza, come se tutto dovesse finire. E poi invece parte la bella stagione. Parallelamente si svolge la parabola del Cristo, alla cui morte ci si prepara in maniera penitenziale, per poi scoprirlo risorto.

Da un binario senza tempo parte un treno per le stelle
Tristi toni di blu filtrano dalla porta
ad annunciare un'alba senz'amore
Cuori svuotati mi sfilano accanto nella nebbia
Affamati, smaniosi di nuovi occhi per piangere
In questo Carnevale di luci fioche
solo la dissonante risata del pagliaccio

Eccomi, eccomi...datemi il tempo di risalire da questo pozzo di tristezza e continuiamo a ragionare. Perché come si diceva, in realtà dietro questo rituale serioso in cui si proclama un non-ritorno, c'è dietro l'angolo la resurrezione.

La resurrezione dai Novembre è la pioggia. La pioggia che punisce il Carnevale, in una allegoria dell'amore perduto che è esagerato per poi essere fustigato. Non è l'atto finale, l'apertura del tappo del lavandino che lascia scorrer via l'acqua sporca. Il contrario: il cielo non restituisce alla terra le spoglie della vita, che significherebbe solo un momento postumo, un funerale. Il cielo restituisce la vita alla terra, come pioggia che la bagna nuovamente, di nuove opportunità. Il temporale dopo la morte di Cristo è il segno di un nuovo ciclo di vita, che non può negare la morte, ma può superarla.
La morte è un fuoco, che la pioggia spegnerà, fecondando le ceneri: “Un rogo di dolore mi lascia in ginocchio. Il tuo logoro silenzio tratteggia di pioggia il mio panorama.” E' così che la pioggia, la lacrima, è il prodotto costruttivo del dolore, che altrimenti resta un rogo che toglie e basta. La lacrima ferma il rogo, ma non lo previene, cosicché alla fine si abbiano la cenere che concima, e la pioggia che benedice il nuovo corso della vita.
Il sole, la luce, non possono essere invece l'elemento salvifico: “Siamo ancora qui senza un luogo dove ripararsi, un'ombra per proteggersi dalla furia del sole. Non si è disciolto il ghiaccio scuro della notte”. Il calore del sole infuria, così come anche nelle visioni di Burzum (il sole come lingua infuocata che scortica l'uomo imprigionato nella “radura di Dio”, fuori dal bosco della verità). Le ferite della notte, se non guarite, non sono risolte dal sole, che anzi le fa bruciare senza aver prima disciolto il “ghiaccio” interiore del dolore. La luce anzi è meno del fuoco, perché neanche brucia, semplicemente secca. Secca un terreno ancora intriso di scorie.

Cristo a parte, come sempre lo spunto di queste parabole metafisiche per l'artista maschio è la topa negata. E anche in questo caso par di capire che la delusione sentimentale sia il pungolo che motiva questo lirismo apocalittico. I riferimenti all'amore perduto sono espliciti. La donna amata è maledetta “Non calcherai più i miei orizzonti; mai più potrai vedere i miei oceani”. L'amore si scioglie nella pioggia. L'acqua era il dono massimo ( i miei oceani) che è revocato, e anzi in forma di pioggia toglie forma, colore e sapore all'amore che ormai non può più essere.
Le schegge di vetro conficcate nella mia mano fanno colar via l'inferno che sento dentro, le spine nella mia corona per saziarti di tutto il sangue che ti meriti; tutte le lacrime sciolte nel vino hanno più sapore delle tue labbra sbiadite; il fango in cui striscio ha più calore del tuo bacio che perde forma”.
Nel carillion arrugginito si mischiano sacro e profano, e il Cristo è metafora di rinascita personale da un dolore individuale; il suo sangue versato in remissione dei peccati reciproci dei due amanti. Da "Remorse" parrebbe di capire che anche lui abbia deluso lei. Che si siano incornati a vicenda? E' per questo che si scomoda Cristo e tutto l'armamentario metaforico dell'acqua come elemento vitale di resurrezione?

A differenza del ciclo del sangue, che perpetua l'errore, come in "Hellraiser", l'acqua interviene a riazzerare la storia. Il sangue che cola dalle mani, segnate da stimmate di cocci di vetro, e dalla corona di spine, cade a terra, ma solo dopo essere stato diluito. L'acqua si prende la vita delle cose per diluizione, e la rifonda. Altrimenti, il solo sangue che cola nella terra avrebbe ridato vita ad una illusione di calore, di amore, contro una realtà ormai rovinata. Così' come in "Hellraiser", il sangue riconsegna l'uomo alla dannazione del piacere. L'acqua è invece la trascendenza, la resurrezione, la buona novella che la vita può ripetersi senza insistere sugli stessi errori.

Curiosamente, in quello stesso anno (1996), esce un altro disco con un brano incentrato sul potere rigenerante della pioggia, cioè "Rain" dei Samael “che piova un giorno, un mese, un anno, che piova mille anni al giorno, questa è la risposta divina a tutte le lacrime versate....i nostri alberi cresceranno più alti...le nostre radici, si spingeranno più a fondo...”. Curiosamente, anche in questo caso la metafora della pioggia rigeneratrice apre un disco ("Passage") che segna uno sviluppo più solare dopo il capolavoro "Ceremony of Opposites" che descrive un olocausto spirituale.

In ogni caso, questa pioggia romana portò fortuna, perché seguirono anni di rinascita inaspettata per il Metal Italiano, nei suoi vari generi. Merito anche dei Novembre, che innaffiarono l'Italia prima con l'acqua salata di “Wish I could dream it again...”, e poi con quella piovana di “Arte 900”.

A cura del Dottore